Prendiamo spunto dalla ricorrenza di ieri per approfondire meglio l’argomento delle migrazioni ittiche pubblicando un estratto con adattamenti tratto dall’articolo di Salvatore Ferraro apparso ieri su Kodàmi.it
“Le popolazioni ittiche migratorie di tutto il mondo sono in rapido declino, soprattutto a causa di dighe e altre barriere artificiali che bloccano i flussi e ostacolano le migrazioni. Ma la soluzione c’è, e si chiama ripristino degli ecosistemi”
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I pesci migratori stanno sparendo e come sempre c’è di mezzo l’uomo.
La conservazione delle specie ittiche, soprattutto quelle degli habitat fluviali, raramente è al centro dell’attenzione pubblica come lo sono specie ben più carismatiche come i grandi mammiferi. Eppure solo negli ultimi 50 anni oltre il 70% delle popolazioni mondiali di pesci migratori ha subito un rapido e apparentemente inarrestabile declino, che ha portato all’estinzione numerose specie. Sono tantissime infatti le specie di pesci che migrano, e molte di queste passano da un ambiente marino a quello d’acqua dolce dei fiumi per completare i loro cicli vitali. Si stima siano oltre 1.000 le specie migratorie in declino che necessitano di protezione.
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Molti dei pesci migratori compiono dei viaggi straordinari che possono essere lunghi fino a 10.000 chilometri. Per orientarsi lungo il loro tragitto mettono in campo tutte le loro incredibili abilità: navigano seguendo le correnti, percepiscono i campi magnetici e utilizzano persino i loro sensi del gusto e dell’olfatto per ritrovare “la strada di casa”.
L’importanza di queste specie ha inoltre un fondamentale risvolto sociale ed economico. Sono infatti miliardi le persone al mondo che direttamente o indirettamente dipendo da questi pesci per il cibo, lo sport, la ricerca, e tutte le altre attività collegate a queste specie e ai loro ecosistemi. Per circa un miliardo di persone questi pesci rappresentano la principale fonte di cibo e sostentamento. Il loro declino, quindi, sta mettendo a rischio non solo la salute degli ecosistemi, ma anche la sopravvivenza di intere popolazioni umane.
Tra le cause principali del declino delle popolazioni dei pesci migratori vi sono la costruzione di barriere artificiali nei fiumi che, bloccando le rotte migratorie, contribuiscono al degrado e alla perdita degli habitat e ostacolano la riproduzione. Argini, barriere e soprattutto dighe alterano il naturale scorrimento dei corsi d’acqua, impedendo fisicamente alle specie come di completare le migrazioni. Solo in Europa ci sono più di un milione di barriere destinate certamente ad aumentare, anche in risposta all’emergenza climatica che stiamo vivendo.
Ma la soluzione esiste, ed è anche molto efficace: si chiama ripristino dei fiumi e degli ecosistemi.
L’eliminazione delle barriere, con il ripristino naturale del corso dei fiumi, si è già dimostrata essere la forma più rapida ed efficace per favorire la ripresa delle popolazioni ittiche migratorie. Laddove sono state eliminate le vecchie dighe ormai andate in disuso i pesci sono tornati, e ne hanno giovato tutti. Gli ecosistemi si sono ricostituiti, le popolazioni sono aumentate e anche la pesca è cresciuta.
Circa il 25% delle barriere che attualmente bloccano i fiumi sono ormai vecchie o non più in funzione, e andrebbero rimosse o restaurate. Eliminarle potrebbe essere molto più facile e vantaggioso sotto tutti i punti di vista, da quello ambientale a quello economico. D’altronde è la stessa Europa che ce lo chiede con La Strategia per la Biodiversità del 2030, con cui si è posta l’ambizioso obiettivo di ripristinare il naturale corso dei fiumi per almeno 25.000 chilometri.
Una delle più importanti sfide dell’umanità in risposta alle pesanti crisi ambientali e sociali che stiamo vivendo non è più la “semplice” protezione delle aree naturali rimaste, ma il ripristino e il restauro degli habitat e degli ecosistemi perduti o compromessi. È questo il grande obiettivo della World Fishing Migration Foundation, sensibilizzare e ispirare le persone per avere fiumi liberi di scorrere e sostenere la biodiversità, gli ecosistemi e la pesca.