Ripubblichiamo integralmente la notizia apparsa su https://www.sardegnaforeste.it/ il 14 gennaio 2022
Lo scorso 11 gennaio si è svolta sul Rio Flumineddu, fra i territori di Orgosolo ed Urzulei, un’attività programmata nell’ambito di tutela della Trota sarda portato avanti anche nei cosiddetti “rifugi genetici” della specie, dall’Agenzia FORESTAS, dal Dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università di Cagliari, Agenzia AGRIS, Servizio tutela della Natura e Politiche Forestali dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente, CFVA e Servizio Pesca e Acquacoltura dell’Assessorato Agricoltura.
L’attività rientra nel progetto in corso da alcuni anni, volto all’implementazione delle conoscenze sulle popolazioni pure residue di questa importante specie, al loro monitoraggio e conservazione. In particolare, obiettivo della giornata era procedere alla raccolta di materiale genetico (liquido seminale) da conservare per la creazione di una criobanca del seme, a supporto degli interventi di conservazione della specie.
La preoccupante scoperta
Giunti sul sito, gli operatori regionali (docenti, ricercatori e tecnici dei tre enti) predisposte le attrezzature necessarie e installato il campo base per il prelievo, hanno iniziato la perlustrazione del corso d’acqua, trovando purtroppo una serie di esemplari di Trota sarda morti.
Ad un primo esame mostravano danni e abrasioni assimilabili a quelli derivanti dall’uso di una rete da pesca a maglie molto fitte, valutazione successivamente confermata dalla perizia effettuata dall’Istituto Zooprofilattico di Sassari.
Un gravissimo danno dalla pesca di frodo, svolta nel peggiore dei modi
Con il procedere del monitoraggio delle pozze, il rinvenimento di pochissimi individui in vita ha rivelato il gravissimo depauperamento della popolazione, che invece risultava particolarmente abbondante e ben strutturata al momento dell’ultimo monitoraggio, all’inizio dell’autunno.
Si tratta di un evento particolarmente grave, non solo perché la pressoché totale assenza di individui adulti non ha permesso la raccolta del materiale genetico (previsto con la tecnica della “spremitura”, per garantire lo studio e conservazione della popolazione) ma anche perché l’attività di pesca di frodo è stata svolta nel peggiore dei modi, con l’uso di una rete a maglie particolarmente strette che ha agito in modo assolutamente non selettivo, non lasciando scampo neanche agli individui più giovani.
Questa razzia, proprio nel periodo invernale – mentre avviene la riproduzione della specie – mette seriamente a rischio il futuro di questa popolazione, particolarmente importante poiché tra le poche pure conservatesi in natura a livello regionale (e per questo tutelata attraverso apposito decreto assessoriale che vieta, dal 2019, la pesca nel tratto montano del Rio Flumineddu).
Le indagini del Corpo Forestale
Di quanto rilevato sono stati prontamente informati anche i responsabili territoriali del CFVA, con il consueto spirito di collaborazione alla tutela della Natura. Si sono prontamente attivate le attività di competenza giudiziaria.
Questo triste episodio richiama l’attenzione da un lato sulla ricchezza ed importanza della biodiversità regionale e dall’altro sulla sua fragilità ed esposizione a minacce di diversa natura, gran parte delle quali sono purtroppo riconducibili ad azioni condotte dall’uomo in modo più o meno consapevole.
È sempre più importante conoscere, monitorare e gestire, il patrimonio naturale regionale, attuando, come in questo caso, tutte le possibili sinergie tra i soggetti preposti ed i portatori di interesse per la sua tutela, informando, comunicando e sensibilizzando il più possibile i cittadini, affinché eventi di questo tipo non accadano più.
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